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09.11.2020

Coronavirus (COVID-19) e Polio Survivors

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La sindrome post-polio

ll primo a segnalare sequele tardive in un'infezione poliomielitica fu Charcot che, nel 1875, descrisse in tre casi un peggioramento del quadro clinico per la comparsa di " debolezza e atrofia muscolare". Egli ipotizzò che a causarle fosse una reinfezione spinale, dovuta anche ad altri agenti infettivi o a un surmenage, dato che tutti e tre i pazienti segnalati praticavano lavori pesanti.

Fino al 1973, la letteratura segnalava solo centosessantanove casi, mentre negli ultimi vent'anni, vuoi per l'aumento medio delle loro aspettative di vita vuoi per l'accresciuta attenzione rivolta al mondo dei disabili, nei portatori di esiti di polio sono continuamente aumentate le segnalazioni di tardivo e improvviso deterioramento delle funzioni necessarie alle attività quotidiane.

Codd nel 1985 ne ha stimato l'incidenza nel venticinque-trenta per cento dei portatori di esiti di polio da più di trenta-quarant'anni. Secondo stime di Wicchers nei Paesi più industrializzati risultano trecentornila poliomielitici sopravvissuti alle epidemie che precedettero l'introduzione della vaccinazione. Costoro hanno un'età media di quaranta-cinquant'anni e sono quindi vicini al periodo in cui è statisticamente maggiore l'insorgenza di tali forme.

Solo negli ultimi vent'anni si è ipotizzato che i diversi problemi riscontrabili a distanza da un episodio acuto di polio fossero riconducibili ad un'unica eziopatogenesi. Difatti fino a pochi anni orsono anche eminenti clinici si ostinavano a considerare gli esiti di polio stabili e con conseguenze ben definite sul piano funzionale. La situazione peggiorava solo per nuovi eventi patologici o per effetto di normali processi involutivi. Grossiord (1981) parla di "coincidenza" nel caso di tardive riprese dell'amiotrofia in soggetti anzìani poliomielitici.

Numerosi termini sono stati usati per definire questo deterioramento: atrofia muscolare progressiva postpolio, sequele postpolio, effetti tardivi della polio, e più recentemente Einarson l'ha definita Post-Polio Sindrome intendendo con questa tutte le aspecifiche difficoltà correlate alla disabilità.

La diagnosi di Post-Polio Sindrome non è mai precoce e i sintomi covano a lungo prima di manifestarsi, spesso con quadri di improvviso deterioramento. Ciò è dovuto all'abitudine che hanno contratto i pazienti, da tempo portatori di esiti di polio, a convivere con dolori e deficit funzionali, ed in parte alle difficoltà di inquadramento e oggettivazione dei sintomi. Spesso poi, nelle fasi iniziali, questi recedono temporaneamente per terapie sintomatiche, rendendone difficilmente prevedibile una loro evoluzione.


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